Una antica leggenda riporta che gli uomini della pietra russassero molto forte per difendere la propria compagna anche durante la notte dalle bestie feroci di passaggio. Questa spiegazione più romantica che reale, ricorda che il russamento è presente sin dalla notte dei tempi e accompagna la storia dell’uomo eretto.

 

Il russamento è il rumore prodotto da alcune parti della via respiratoria (palato, lingua, faringe o laringe) che vibrano al passaggio dell’aria durante la respirazione notturna. L’aria crea rumore e turbolenza solo se le pareti (prevalentemente formate da mucosa e da muscoli) che percorre sono troppo vicine e ciò avviene per la combinazione di un eccessivo rilassamento muscolare notturno con una particolare conformazione anatomica del palato, della regione della lingua e della zona dietro la lingua, delle pareti della gola e della regione del laringe, l’ultima componente della via aerea interessata da questo fenomeno.

Si può russare una notte perchè le nostre pareti sono occasionalmente troppo flaccide (quando sì è troppo stanchi, o per abuso serale di vino o di alcoolici, o per un pasto troppo abbondante e quindi lento e laborioso) oppure in situazioni temporanee di raffreddore (l’aria fa più fatica ad entrare dal naso e la spinta a respirare a bocca aperta produce un passaggio d’aria più forzato e veloce causa di vibrazioni e rumori). Ciò che può essere considerato un evento fisiologico se vissuto solo occasionalmente, diventa al contrario un problema o una vera patologia se vissuto costantemente.

Russando, con gli sforzi respiratori, la pareti che vibrano possono chiudersi totalmente impedendo così il passaggio dell’aria. Lo sforzo che avviene per far passare l’aria dalla bocca ai polmoni (inspirazione) avviene con così tale sforzo attraverso pareti così vicine e molli, che la pressione d’aria al suo passaggio risucchia le pareti che si chiudono completamente: in questo modo avviene un’apnea notturna, durante la quale il paziente cerca di respirare contro pareti chiuse, l’aria non arriva nei polmoni, l’ossigeno nel sangue cala gradualmente fino a quando, a causa del livello troppo basso, il cervello percepisce il rischio di soffocamento eattua automaticamente un cambiamento della profondità del sonno, cioè un microrisveglio, cosciente o non cosciente, tale da mettere in attività di nuovo i muscoli della via respiratoria e riaprire il passaggio d’aria. Ciò avviene generalmente con un respiro più rumoroso, quasi esplosivo, per cercare di recuperare un po’ d’aria: poi il paziente approfondisce nuovamente il suo sonno, i muscoli si rilassano, le pareti si avvicinano, ritorna il russamento fino ad un nuovo meccanismo di apnea. E così di seguito, decine, centinaia di volte, per tutta la notte.